mercoledì 5 maggio 2010

AFRIKANATION 2009 Capitolo 0


Solo. Una squallida stanza, l’intonaco azzurro del soffitto scrostato che mi piove sul letto, le tende fetide e unte che si agitano davanti alla finestra rotta, il ventilatore che mi gira sopra la testa e che sembra che si stacchi da un momento all’altro, i rumori della camera accanto affittata solo per un’ora. Mi affaccio alla finestra, pochi metri sotto di me il brulicante e coloratissimo viavai di questa rue del centro dove si incastrano uno nell’altro decine di banchetti di chincaglierie di ogni genere, prima di buttarsi nella Place de l’Independance: odore di carne cotta, di fritto, smog, piscio e pesce marcio. Dakar, rue de le Malenfants. Una cosa penso però, ci sono poche mosche. Certo, non è proprio così che immaginavo la meta del mio viaggio, ma si sa, la vita è piena di sorprese. Un fresco vento da nord sta spazzando i viali della città vecchia tra turbinii di carte e sacchetti di plastica che si vanno ad infilare, danzando più leggeri delle foglie d’autunno, negli angoli più schifosi e maleodoranti dei vicoli. Nonostante l’impegno del cliente della camera vicina nel darci dentro, riesco comunque ancora a sentire le centinaia di taxi scassati che continuano a suonare il clacson. Qui il clacson serve un po’ per tutto, per svoltare, per salutare, per passare il tempo, per avvisare i passanti e cercarsi il lavoro, cosicché se si fa attenzione e si uniscono i suoni vicini con quelli lontani il rumore diventa pressoché costante. Tra un po’ sarà anche l’ora della preghiera, ed allora, forse, per cinque minuti ci sentirà solo la voce del muezzin dal minareto della moschea qui vicina e il mugugnare silenzioso del vicino di stanza, prostrato davanti a dio, proprio qui nel corridoio di questo hotel a ore. Non mi va di uscire, sono tornato da poco e i continui “assalti”, uno ogni 5 metri circa, ti stancano parecchio. Appena vedono un toubab, un bianco, per strada gli si buttano addosso cercando di vendergli qualsiasi cosa, dalle Mont Blanc false all’artigianato locale, dalle cinture in cuoio ai quadri di sabbia. Oppure solo per chiederti degli spiccioli, perché sei bianco e perché hai soldi. Ci ho provato a spiegare che i soldi me li guadagno lavorando, ma non credo abbiano capito. Donne, uomini e bambini, tutti a chiedere qualcosa, perché è un diritto per loro ed un dovere per noi. Mah…sono proprio stufo, questo pomeriggio me lo passo in camera. Ne approfitto perché penso sia arrivato il momento di buttare giù 4 righe per gli amici che non sono potuti venire con me.

BONNE ROUTE.

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