lunedì 14 giugno 2010

AFRIKANATION 2009 Cap.3


Lunedì, 30 novembre. Finalmente vediamo la costa africana, ma non saremo a Tangeri prima delle 16 e 30 (2 ore dopo il previsto). Prima di sbarcare saluto Vito, che si aggregherà ai polacchi, nella speranza di rincontrarlo e scendo nei garage, dove trovo Giorgio che prima di salutarmi mi fa mettere primo della fila così da arrivare primo in dogana e via verso l’Africa. Lo ringrazio di tutto. Sbarco e filo dritto alla dogana dove con 15 euro, passati sotto banco, in 10 minuti risolvo tutto. Assicurazione per soli 10 giorni, 60 euro!, e via verso sud. Questa volta non perdo tempo come in Tunisia dove per non dare 5 euro ad un tizio ho dovuto aspettare mezz’ora dal doganiere complice che mi chiedeva una carta che avevo consegnato poco prima alla polizia stessa. Farò tappa obbligata ad Asillah, piccola città, ex colonia portoghese, sulla costa atlantica a soli 45 km: è tardi. La notte incombe regalandomi il primo di decine di meravigliosi tramonti sull’Atlantico. Arrivo, guida alla mano. Posteggio privato con 30 dihram (3 euro) da Nadir, che parla solo spagnolo e camera all’Hotel Sahara poco fuori dal centro. Faccio un giro nella medina, molto carina, ma vorrei vederla di giorno. Mangio un pesantissimo cuscus alle verdure e la prima di infinite omelette, piene di proteine e abbastanza sicure data la cottura. Me ne vado a letto ma non riesco a non pensare al rapimento degli spagnoli. E di questo me ne parlerà anche il vecchio Nadir, la mattina dopo aver tirato fuori la moto sana e salva. Stiamo a vedere. In Italia, nessuno sa niente. Martedì 1 dicembre. Mi addentro nell’interno verso Meknes ma poi deluso dal paesaggio troppo rigoglioso e così poco “esotico” per i miei gusti e soprattutto pensieroso ritorno sulla costa e prendo l’autostrada per Marrakech: purtroppo devo scendere il prima possibile verso sud per poter poi decidere e casomai risalire in tempo utile per poter tornare a casa. Taglio parte del giro previsto a causa della neve nella zona di Midelt ma mi va anche meglio così. E poi il Marocco lo posso sempre rigirare con calma con un biglietto di nave a 400 euro a/r, magari “coi fioi”. Ho fatto bene a portare le gomme di scorta, mi daranno un’alternativa. Arrivo a Marrakech, più di un milione di abitanti, dove sono già stato, e cerco qualche hotel a pochi soldi con l’aiuto della mia guida Routard, giro un po’ in tondo ma alla fine l’Hotel de Toulusienne fa la sua comparsa dentro un cortiletto poco fuori della Medina, dietro il MacDonald’s. Non c’è posto per la mukka, non c’è guardiano, sono troppo stanco ed è troppo tardi per cercare un altro hotel. Contratto con il tizio della reception e con l’enorme cifra di 10 euro procuro alla mia amata un magazzino per la notte. Doccia e verso piazza Jama’a el-Fnaa (patrimonio UNESCO) a fare una piccola passeggiata nel suq più famoso e caratteristico del mondo, ad uso perlopiù dei marocchini. Superata l’enorme piazza, piena di incantatori di serpenti, portatori d’acqua, suonatori, ammaestratori di scimmie, tatuatrici berbere, mangia fuoco, musicanti e giocolieri entro nel intricatissimo groviglio di viuzze che si snoda tra centinaia di bancarelle e negozietti suddivisi in “settori”: le stoffe, i metalli, le pentole, le collane…vitalità e caos, pochi turisti, gente che corre da tutte le parti, gente che urla, tutto un casino…Marrakech, la città che ha dato il nome all’intero Marocco! Ma tra questi bellissimi scorci indigeni si nasconde anche l’altra faccia, quella dove il turista è il pollo da spennare. Mi abbordano di continuo, voglio souvenir? voglio ballare? Voglio magliette? Voglio collanine? voglio puttane? voglio la buonissima e rinomatissima marijuana del Rif? Mi seguono, mi si attaccano addosso, all’inizio sono riuscito a sfuggire grazie all’abbigliamento in linea col loro e al mio aspetto un po’maghrebino, ma poi una volta sgamato è finita, mi seguono per decine di metri mentre io ripeto “Laa, laa, shukran”, “no, no, grazie” per scrollarmeli di dosso ma è proprio dura. Per me che sono un italiano simpatico, questa frase è e sarà la più ricorrente, buon prezzo, francesi e spagnoli no buon prezzo, ma a me lo fanno buono perché sono italiano, e perché sono simpatico. Li mando via con gentilezza, facendo finta di abboccare alla storia della simpatia e nel frattempo ritorno verso l’hotel. Sulla strada del rientro, un po’ infastidito da questi ragazzotti appiccicosi dico anche che sono della Gendarmeria Italiana. Si dileguano, spero solo non tornino in forze a menarmi, ma ormai sono all’hotel. È colpa nostra se qui sono così. Ma poi, più a sud, sarà anche peggio.

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