lunedì 14 giugno 2010

AFRIKANATION 2009 Cap.4


2 dicembre mercoledì. La mattina faccio l’ultima doccia calda di tutto il viaggio, due foto della mukka sotto la moschea di Kutubiya e parto alla volta del passo del Tiz’n Tichka, a 2260 m, per poi scendere nella valle del Draa e raggiungere Tata, tappa storica della Dakar. Continuo però a non essere convinto, saranno i posti già visti, sarà il rapimento, saranno i problemi burocratici che potrei incontrare alle varie dogane, sarà che sono solo, non so, l’unica cosa che so è che non sono spensierato come vorrei essere. Sulla strada non trovo neve per fortuna, mi dicevano che invece, più a est, verso Midelt, lungo il primo percorso pensato a casa, la neve già iniziava verso i 2mila metri, meno male che ho deciso di passare di qua, anche se non rivedere le celebri dune di Merzouga mi dispiace non poco. Ci tornerò “coi fioi”dai! Il paesaggio è quello classico dell’Atlante, montagne aspre non troppo alte, le cui rocce sono di colore rossastro, qualche valle più verde, ed un cielo azzurro intenso che sovrasta tutto. L’aria è fresca e sono felice di non aver tolto il pile dopo la sudata per uscire da Marrakech. Arrivo al passo, e qui inizia l’epopea dei souvenir. Penso che prendendone un po’ qua e un po’ là lungo il viaggio avrei fatto più felici tutti, piuttosto che portare a casa decine di collanine senegalesi che sono convinto si trovino anche in tutte le spiagge italiane. Finché faccio la foto di rito mi si avvicina un Mohammed qualunque (tanto qui si chiamano tutti così, ma questo lo disprezzo più degli altri, e quindi gli sta bene così) e mi dice che ha mal di testa e se posso dargli un’aspirina. Accetto, sapendo già che non me la sarei cavata così. Mi invita nel suo negozio per farmi il classico cadeau, un regalo, dice, per il mio buon cuore. Entro e comincio a gironzolare tra scaffali e banconi pieni chincaglieria inutile. Mi propone come regalo una classica collana di ematite e inizia a dilungarsi con mille altre cianfrusaglie, braccialetti, collane, orecchini e finti fossili, gli dico che non sono nuovo e che ho già tutto e scelgo poche cose che poi provvederò ulteriormente a decimare. Gli chiedo quanto vuole per tutto. Si mette a fare conti su conti e se ne esce con 170 euro. Lo guardo e mi vien da ridere, gli dico che è spropositato e che me ne sarei andato, tanto più che inizio a capire la storia dell’aspirina e l’opinione su questa persona mi scende sotto i piedi, altrochè mal di testa, dai conti che fa, ‘sto bastardo traditore sta meglio di me. Perdo un sacco di tempo, contratto, gli dico che sì e no gli lascio 10 euro per metà di quella roba se vuole, sennò arrivederci. Mi fa la sceneggiata napoletana, anzi, marocchina, e si attacca ai mali della figlia in punto di morte, alla moglie malata, alla casa pericolante e a tutto quello che può accadere a una persona. Faccio finta di credergli per decenza umana, anche se non mi piace, alla fine gli do 20 euro e oltre alle cose scelte mi faccio regalare qualcosa. Esco appiccicandogli sulla vetrata del negozio il mio adesivo. Fanculo davvero, non pensavo si arrivasse a tanto, invitami solo dentro no? non mi fare la sceneggiata del mal di testa facendo appello alla mia gentilezza e solidarietà. Te l’avrei data lo stesso l’aspirina io, magari tu no, ma io sì. Vabbè è un mercante arabo e si commenta da solo. Non riesco ad avvicinarmi alla moto e già un altro ci prova…gli do 3 pastelli portati per i bambini e anche lui mi invita nel suo negozio per “ringraziarmi”, ma stavolta non ho tempo e la storia dell’aspirina mi ha fatto infastidire. Mi fermo fuori dicendogli che un regalo non ha bisogno di essere contraccambiato, ed allora lui prende due piccole rose del deserto e me le regala. Altra pasta di commerciante. Lo saluto e me ne vado trovando intorno alla moto un po’ di turisti tedeschi a farsi le foto. Mi chiedono dove vado, se voglio farmi foto con loro, se sono solo…e perché la moto è così pulita! A me? No dico ho sentito bene? A me che la moto pulita sa di nuovo e di sfilata in lungomare? Che è stata pulita per soli 3 giorni dopo essere uscita dal concessionario! Però ha ragione…è davvero troppo pulita, gli rispondo che sono arrivato da 2 giorni e che comunque la strada fino a Dakar è lunga! Salvato in calcio d’angolo…si congratula per il coraggio e se ne va risalendo sull’autobus. Basta, devo ripartire, si sta facendo tardi e la strada è ancora lunga. Mangio una barretta, scolo una Red Bull e riparto. Solito paesaggio un po’ brullo e rossiccio. Scendo verso Foum Zguid, nella valle del Draa.

Nessun commento:

Posta un commento